La lunghezza di lavoro
è stata determinata per molto tempo introducendo uno strumento nel
canale e controllando radiograficamente la distanza fra la punta dello
strumento e il vertice della radice. La procedura comportava
l'esecuzione di più radiografie endodorali, quindi la somministrazione
ripetuta di dosi di radiazioni.
La precisione della
determinazione radiografica è limitata da numerosi fattori.
Il dettaglio
dell'immagine radiografica è comunque basso. La radiografia
tradizionale, su pellicola, ha il limite dalla grossa grana
dell'emulsione, a sua volta legata all'alta sensibilità che l'emulsione
deve avere per contenere la dose di radiazioni a cui il paziente va
esposto. La radiografia digitale risente inoltre del valore basso di
dpi, necessario per contenere entro limiti ragionevoli la dimensione
dell'immagine.
Un'altro problema è
rappresentato dalle distorsioni spesso obbligate della proiezione, con
conseguenti effetti negativi sia in termini di variazioni dei rapporti
dimensionali che di sfocatura.
L'immagine
radiografica è bidimensionale, e non consente di individuare i corretti
rapporti spaziali di strutture sovrapposte.
Le dispute
circa la definizione del limite apicale del trattamento tengono in gran
conto 0.5 mm. La radiografia è l'unico strumento che abbiamo a
disposizione per "vedere" clinicamente dove abbiamo collocato questo
limite. Ma la radiografia non ci garantisce in alcun modo un margine di
errore uguale o inferiore a 0.5 mm.
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